TRY THE IMPOSSIBLE

TENTA L’IMPOSSIBILE

SUN RA

CON LA SUN RA ARKESTRA SOTTO LA DIREZIONE DI MARSHALL ALLEN AL FETIVAL USTUU-HUREE IN SIBERIA


È il lusso dell’acqua corrente esclusivamente fredda, a giorni anche mancante, della suite dell’HOTEL MÖNGÜLEK di KYZYL, nella siberiana REPUBBLICA DI TUVA – Asia centrale – che mi rende ricettiva per il paradiso, perduto o riguadagnato.

Lasciatemi raccontare la storia che ha visto protagonista la SUN RA ARKESTRA sotto la direzione del Maestro MARSHALL ALLEN in Tuva.

IL VIAGGIO IN SIBERIA

Ha dell’incredibile vedere IGOR DULUSH, l’organizzatore del FESTIVAL USTUU-HUREE attraversare diagonalmente con un sacco a spalla gonfio di un milione di rubli la vuota piazza tra il parlamento e il teatro di Kyzyl! Si sentirà un uomo ricco oppure un poveraccio? Egli continua costeggiando la bianca architettura asiatica, all’ombra degli alberi del viale, gira a sinistra ed entra nella banca. Costoro però non ne vogliono sapere nulla! La banca si rifiuta di accettare il milione di rubli e di versarli negli Stati Uniti d’America affinché i musicisti possano acquistare il loro biglietto d’aereo...

che li porterà a Copenhagen... poi a Mosca... poi a Krasnojarsk... e infine a Kyzyl, la capitale della Repubblica Russa di Tuva, dopo 48 ore di viaggio e 12 di differenza di fuso orario. Scendere dall’aeroplano giocattolo nel quale il nostro bagaglio stava ammucchiato dietro i nostri sedili è un momento liberatorio; scendere la scaletta nella chiara luce di una radiosa mattinata ed essere accolti a braccia aperte da Igor. Vengono scattate le prime foto, la televisione tuvina registra l’arrivo, vengono scambiate parole di benvenuto, di ringraziamento, si pongono domande: che impressione fa essere qui? Respirare aria pura, mettere i piedi nuovamente a terra, abbracciare un caro amico e sapere che questo SOGNO è REALTÀ...?

È un piacere salutare i musicisti che ci aspettano davanti al Ministero della Cultura, rivedere facce conosciute e dare un volto a voci sentite per telefono.... stringere delle mani, mettersi in posa per delle foto per poi entrare e consumare il primo pasto caldo: zuppa, riso, carne e insalata. Più tardi la polizia scorterà i nostri pullman diretti a CHADANA, bloccando il raro traffico ad ogni incrocio.


Prima fermata ad un OVAA, un luogo sacro degli sciamani. Delle pietre vengono qui ammucchiate attorno a dei rami, ai quali vengono appese le CHALAMA, delle trecce di stoffa colorata portatrici di desideri. Aggiungiamo alcune pietre, lasciamo qualche moneta affinché il nostro viaggio arrivi a buon fine.

Prossima fermata presso un monumento buddista, eretto in onore del XIVesimo DALAI LAMA che il 20 settembre 1992 fecce tappa in Tuva. Guadagnamo la cima della collinetta che ci offre un panorama della valle nella quale scorre il fiume YENISEI spingendo lo sguardo fino oltre le colline immerse nella morbida foschia di un acromo e bollente cielo pomeridiano.

Neanche ripartiti ci fermiamo nuovamente per ristorarci in una piccola locanda sulla strada dove sigarette e l’immancabile e gustosa pastina in brodo con carne di pecora, pane e tè attendono il viandante. Larghe aiuole si affacciano qui sulla strada: una striscia di asfalto che si perde nel solitario paesaggio.

CHADANA

Dal nulla spuntano gigantesche lettere: CHADANA, una cittadina costituita prevalentemente da basse case di legno che si estende nella piana. Il tempio buddista concede la sua ospitalità al festival USTUU-HUREE che sfrutta lo spazio accanto alla costruzione in mattoni le cui falde di lucide tegole verdi si susseguono a più riprese con slancio asiatico.

La iurta più grande e meglio decorata (comprensiva di guardia militare) è stata costruita per i musicisti afroamericani della Sun Ra Arkestra. La iurta è la casa dei nomadi pastori e può essere smontata e rimontata in poco tempo e venir trasportata, al seguito del gregge di pecore, dall’accampamento estivo a quello invernale e viceversa. Trattasi di una tenda a pianta circolare sorretta da uno scheletro di legno, ricoperta di feltro e da un panno idrorepellente e fissata con delle funi.

La parte superiore rimane spesso scoperta per favorire il ricambio dell’aria. Dall’apertura circolare risultante spunta in inverno la canna fumaria che sale dritta da un semplice fornello in ghisa. Da quest’apertura rinforzata con un’intelaiatura orizzontale parte una raggiera di aste le quali si collegano con il recinto articolato che costituisce il perimetro della iurta. In genere una iurta misura 6 metri di diametro e 2.70 di altezza al centro.

Grazie alla sua forma circolare e alla strutturazione del suo spazio la iurta è pervasa da un’energia armoniosa; rappresenta i punti cardinali e segna le ore – il sole scandisce lo scorrere del tempo e la luna irradia il suo interno ben proporzionato. La porta intagliata guarda a meridione e chi entra si toglie le scarpe. Spessi tappeti coprono la vegetazione del terreno. Un letto si trova ad oriente l’altro ad occidente e sono ricoperti da tessuti di seta. A settentrione ci sono alcune cassapanche decorate e accanto all’entrata un armadio per oggetti personali e per gli alimenti. Nella tradizione tuvina uomini e donne coabitano nella iurta e vivono in grossi gruppi familiari. La parte occidentale della tenda è riservata agli uomini, quella orientale alle donne: queste sono all’incirca le spiegazioni dei due monaci buddisti che ci danno il benvenuto al suo interno.

Ed ecco che alcuni musicisti ritengono che la iurta sia territorio esclusivamente maschile e inadatto per essere spartito con la donna bianca... Ed ecco che dopo questo viaggio infinito nella canicola estiva l’acqua basta solo per sciacquarsi le mani e la faccia... Ed ecco che i gabinetti sono a tonfo e quelli degli uomini sono davvero in uno stato pietoso... Infine però a vincere è il sonno ed alcuni si adagiano sui tappeti, altri sui letti...

Parlo ad Igor di questa complicata situazione e gli chiedo se non ci sia un’altra possibilità di pernottamento per me, al che egli mi risponde che alternative non ce ne sono, inoltre secondo gli usi e costumi tuvini si vive sempre assieme e mai disgiunti. Poi aggiunge: „CULTURE SHOCK“ e ride saggiamente – questa è la parola per ogni disagio. Non si tratta appunto del normale albergo a più stelle con camere singole e letto spazioso, ma di una iurta regale collegata direttamente con la terra e con un modo di vivere basato sulla comunità e sulla cooperazione. E le latrine, in realtà, sono igieniche; forse anche meno inquinanti della variante occidentale con sciacquo... Il mattino seguente, dopo essere stato riscaldato, il RUSSIAN BAGNA, il bagno russo, è pronto e possiamo fare una sauna e lavarci, miscelando in una tinozza smaltata l’acqua bollente della stufa con dell’acqua fredda contenuta in una vasca da bagno!

In realtà non c’è tempo per riposarsi – facce curiose si affacciano alla porta della iurta alla quale i militari fanno la guardia. Chiunque decide di uscire si ritrova circondato da una massa di indigeni che vorrebbero scattare la foto dell’anno, dalla stampa che intende sapere ad esempio quale sia il messaggio che abbiamo per i giovani di Tuva. – Il messaggio è la MUSICA, soprattutto quella di Sun Ra e di Marshall Allen, suonata dalla band di un creatore...

Bellissime giovani donne vestite di cangianti costumi di seta e di copricapi a forma di fiore celebrano la CERIMONIA DI BENVENUTO. Ad ogni ospite offrono una scodella di tè con latte e uno scialle verde o blu. Il verde è il colore della ricchezza estiva, il blu è il colore dell’universo e delle forze spirituali.

IL CARNEVALE

Poco dopo inizia il CARNEVALE – la processione attorno e attraverso Chadana. In testa al corteo stanno i monaci buddisti, seguiti dalle autorità politiche e da maschere rituali buddiste: svariate maschere di Budda in rosa, blu oppure marrone con un occhio verticale sulla fronte a simboleggiare l’illuminazione divina; segue il vecchio dalla barba bianca che rappresenta la fertilità ed è anche il signore della terra e dell’acqua; in fine compaiono una maschera di uccello e una di capriolo come simboli delle forze animali.

Seguono la formazione dei tamburi, quella delle campane e quella delle percussioni, poi molti suonatori tra i quali ve ne sono alcuni con il proprio strumento e l’abito tradizionale. Ad intervalli regolari si ode un suono monotono e lungo proveniente dai fiati. Un autocarro trasformato in palco mobile accompagna il carnevale: non appena la processione si ferma i giovani musicisti tuvini che vi stanno sopra si mettono a suonare per i molti curiosi partecipanti...

LA CERIMONIA D’APERTURA DEL FESTIVAL USTUU-HUREE

La cerimonia d’apertura segue ai discorsi del Vicepresidente della Repubblica, della Ministra della Cultura, del Sindaco di Chadana e del direttore del festival. Sul palco una statua di Budda orante viene scoperta – l’effetto del rosso smorzato della tonaca monacale accanto all’oro raggiante della statua è magnifico; come anche le pallide emanazioni di incenso accompagnate dal canto litanico delle preghiere.

Poi cade una fitta PIOGGIA – ciò viene interpretato come un segno positivo da parte degli spiriti e nessuno si aspetta che poco dopo la pioggia smetta... Così il programma musicale viene posticipato al pomeriggio successivo...

LA ROVINA DEL TEMPIO USTUU-HUREE

Dopo 10 minuti di macchina dal festival raggiungiamo la maestosa rovina del tempio Ustuu-Huree: nell’era del comunismo sovietico i religiosi vennero perseguitati e uccisi ed il tempio distrutto fino alle fondamenta.

Quando arrivo io la cerimonia buddista è in pieno corso. All’interno della rovina hanno messo un tavolo sul quale è appoggiato un ritratto dell’attuale Dalai Lama. Alla sua base delle scodelle con latte speziato, confetti, banconote e monete. Dietro, appoggiate alla parete, ci sono delle stanghe legate con delle corde alle quali stanno attaccate delle variopinte Chalama e delle bandierine di preghiera. In molti si sono messi pazientemente in fila per intingere l’anulare della mano destra nel latte e bagnarsi la fronte e i capelli. Alcuni lasciano delle offerte ed altri aggiungono la loro bandierina di preghiera, spesso carica di gioiose parole di speranza, legandola fra i desideri di molti altri....

L’aria è carica di incenso dal profumo di ginepro e in molti procedono in senso orario attorno al tempio facendo scorrere la mano sulla pietra cruda soprattutto ai cantoni della rovina. Nelle strette fessure della pietra scopro molte monete...

FATE IN A PLEASANT MOOD
      CAN CHANGE YOUR DESTENY
YOUR DESTINY IS IN THE HANDS OF FATE
AND ALL YOU GOT TO DO TO CHANGE YOUR DESTENY
      FIND FATE
           FIND FATE
AND FATE IS IN A PLEASANT MOOD
      CHANGE YOUR DESTENY…

SUN RA & HIS ARKESTRA – LOVE IN OUTER SPACE , Leo Records CD LR L54

IL FESTIVAL USTUU-HUREE

è dedicato all’omonimo tempio buddista del XVesimo secolo ed è inteso come un aiuto alla sua ricostruzione...

Il suo programma include l’esibizione di molti giovani musicisti e studenti di musica della Tuva e l’ascolto di questi giovani talenti formati con l’antica tradizione del canto gutturale e di quello bitonale e nell’uso degli strumenti locali è sorprendente.

STRUMENTI TRADIZIONALI

Al fine di descrivere gli strumenti tradizionali desidero citare Zoya Kyrgys, il direttore del centro internazionale di ricerche „Khoomey“ di Kyzyl:

IGIL (violino suonato sulle ginocchia; con la chiocciola a forma di testa di cavallo): possiede 2 corde accordate con un intervallo di una quinta e viene suonato con l’archetto. È spesso citato nell’epica, nelle canzoni e nelle fiabe del popolo tuvino. Il timbro dell’igil è simile alla voce umana e possiede un colore pieno e setoso che talvolta produce un ronzio quasi nasale. La sua risonanza è minore rispetto ad altri strumenti simili.

BYZAANCHY: ha 4 corde suonate con l’archetto e accordate a coppie con un intervallo di una quinta. È uno strumento molto amato sia in passato sia al giorno d’oggi. Possiede un colore più stridente e ruvido rispetto all’igil. Assieme a quest’ultimo rappresenta l’accompagnamento indispensabile di cantori attori e raccontastorie.

DOSHPULUUR: possiede 2 corde e si pizzica. In tempi passati era molto diffuso e se ne trovava uno in ogni iurta. Il suo colore è setoso, morbido, da musica da camera. È lo strumento musicale più popolare fra chi pratica il canto gutturale.

CHADAGAN: questa cetra a 10 corde (accordate con intervalli di una quinta) è fra gli strumenti antichi quello forse più comune. Possiede un colore deciso e chiaro ed è spesso citata in testi epici leggende fiabe e canzoni popolari della gente di Tuva. Viene spesso usato come strumento d’accompagnamento.

CHANZY: sono 3 le sue corde ed è molto diffuso nell’Asia Centrale. Le sue corde sono spesse e la cassa di legno è ricoperta di pelle di serpente. Possiede un suono forte che viene prodotto pizzicando le corde con la mano destra. È molto amato da coloro che praticano il canto gutturale.

Anna Iridekova, studentessa al liceo statale della Repubblica di Tuva, ci dà informazioni su altri strumenti musicali:

DEMIR-HOMUS: si tratta di un piccolo scacciapensieri metallico – chiamato anche „Chaaktary“, che alla lettera significa: „le guance con la lingua nel mezzo“. Lo scacciapensieri possiede un astuccio apposito di legno ornato che serve a proteggere la sottile linguetta metallica.
Il demir-homus viene suonato sia da solo sia per accompagnare dei canti. La grande varietà melodica è una sua caratteristica che permette al suonatore di imitare i suoni del bosco e dei suoi abitanti.
C’era una volta una giovane coppia che si amava intensamente. Ma il padre della ragazza la diede in sposa ad un altro uomo, ciò che rese folle il suo amante. Questi creò il demir-homus e si mise a suonare delle melodie assai liriche e tristi. Egli pensava solo a suonare e si scordò di mangiare e di bere. Un giorno sentendosi ancor più disperato si gettò da un precipizio. Quando la notizia giunse all’orecchio dell’amata sua, anch’ella mise fine ai propri giorni. Da allora il demir-homus è il simbolo degli amanti.

LIMBY: trattasi di un flauto di bambù di varie dimensioni a 7 fino a 11 fori la cui estremità superiore viene otturata con un tappino di legno. Non è permesso alle donne di suonare questo strumento legato alla religione tibetana. Il suo nome è pure di derivazione tibetana.

Inoltre esiste anche lo SHOOR, un flauto a due canne – una canna yin e l’altra yang – di dimensioni diverse, fatte tradizionalmente di legno di salice oppure da qualche tempo anche di metallo. I due tubi sono aperti alle due estremità e hanno 5 fori. Il loro suono viene paragonato al KARGYRAA, il canto gutturale baritonale.

LA TRADIZIONE DEL CANTO GUTTURALE

Una delle espressioni principali della musica di Tuva è il KHOOMEY, il canto gutturale di cui esistono almeno 5 stili, prodotto attraverso un uso particolare delle corde vocali.

Il KHOOMEY è formato da due toni (di cui uno è un suono armonico) cantati simultaneamente. Di questo stile si dice riesca ad addormentare un bambino.

Il SYGYT è caratterizzato da un tono doppio leggermente compresso di registro superiore, simile al suono di un flauto melodioso.

Il KARGYRAA si distingue per dei toni gutturali, bassi e ampi.

Il BORBANNADYR è un tremolo enfatizzato che ricorda il gorgoglio di un flusso di acqua.

L’EZENGILEER gioca con il suono nasale ng-gü.

Il CHYLANDYK è la combinazione del Sygyt con il Kargyraa.

Chiunque pratica il canto gutturale/bitonale possiede e padroneggia uno stile proprio e ha una conoscenza approfondita di molti canti della tradizione tramandati oralmente di generazione in generazione. Inizialmente il canto gutturale era una pratica riservata agli uomini mentre oggi si incontrano delle cantanti che padroneggiano questa tecnica con bravura e precisione. Molte di loro hanno partecipato al festival Ustuu-Huree, come anche molte altre giovani eccellenti suonatrici di strumenti tradizionali. Comunque i vincitori del concorso canoro sono pur sempre degli uomini: i componenti della band ALASH.

Tutti i musicisti tuvini, uomini e donne, vestono di splendidi costumi di seta e portano dei cappelli con un nodo fatto in maniera da nasconderene i due capi – il simbolo dell’UNIVERSO...

Accanto al tempio buddista è stato costruito il palco completo di copertura e fornito di tutta l’attrezzatura per il suono e le luci secondo lo standard di un festival di musica in piena regola. A differenza della musica classica suonata in eccellenti spazi architettonici che provvedono ad un’amplificazione naturale, la musica di altro genere viene oggigiorno perlopiù amplificata tecnicamente aggiungendo al suono originario dello strumento le caratteristiche dell’amplificazione. La qualità acustica del suono risulta modificata: esso perde qualcosa del suo calore e del suo timbro. D’altra parte però ciò permette ad alcune migliaia di visitatori di ogni età di soddisfare il loro acceso interesse per il festival e la sua musica internazionale.

Il pubblico costituisce davvero una sorpresa – non solamente per il fatto che ad accorrere sia in frotte, ma anche per il fatto che ci sono spettatori di tutte le età: le madri arrivano con i loro neonati e i bambini, e ci sono anche molti visi che portano i segni di una lunga vita. VENGONO TUTTI. Quelli che mi colpiscono di più sono i molti bambini curiosi, la bocca aperta, gli occhi sgranati, che prestano l’orecchio a musiche dai suoni familiari o sconosciuti... A differanza di società occidentali nelle quali i bambini sono esplicitamente tenuti alla larga dalla musica, le ragazze e i ragazzi tuvini godono di una squisita possibilità di ascolto, di visione e di apprendimento!

I MUSICISTI E LE BAND NAZIONALI ED INTERNAZIONALI

È dunque ovvio che la società tuvina abbia prodotto eccellenti musicisti, molti ancora giovani! Ed il festival rappresenta la possibilità di offrire loro la piattaforma necessaria per mostrare il loro talento.

In Europa e nell’ambiente jazzistico americano sono pochissimi i musicisti provenienti dalla Tuva – si possono menzionare la band HUUN-HUUR-TU e SAINKHO NAMTCHYLAK, la cui voce straordinaria e il suo canto gutturale bitonale sono divenuti famosi grazie al contrabbassista tedesco PETER KOWALD=. È stata la stessa Sainkho Namtchylak ad invitarmi nel 2002 in Tuva contribuendo così alla nascita e alla realizzazione di questo progetto.

La prima formazione a comparire è l’orchestra nazionale proveniente dalla capitale – ORKESTR NARODNYKH INSTRUMENTOV KYZYL – composta da giovani brillanti musicisti che interpretano con precisione tesori musicali della loro nazione. Molti di questi pezzi verranno interpretati anche dalle molte band che seguiranno e con ogni ripresa si imprimono sempre meglio nella mia memoria rimandando al ritmo degli zoccoli dei cavalli nella steppa, oppure a quello del profilo delle creste montuose che circondano il luogo, oppure al gioco dei riflessi sullo specchio d’acqua del fiume Yenisei.

E questa musica racconta storie gioiose, meandriche fiabe di suoni che vengono da lontano, mentre gli occhi miei ammirano gli abiti splendenti e l’eleganza estiva dei cappelli che paiono fiori. In scena arrivano ora dei danzatori dai cappelli e dalle maschere sovradimensionate; sono i membri del GRUPPA «ÉNE-SAJ» KYZYL venuti per scacciare gli spiriti maligni...

È davvero magnifico. E il festival raggiunge la perfezione non appena cedono le balaustrate e il pubblico avanza carico di entusiasmo sembrando quasi volere scalare il palco!


I musicisti sono venuti da molte parti, lontane e vicine: dalla Finlandia è arrivato JORMA TAPIO con la sua free jazz band GRUPPA «KASKI»; da SAMARA proviene la nota band d’avanguardia «NEW A»; da KAZAN ANDREJ RUDENKO che per due anni ha vissuto in Irlanda. Il gruppo rock TEATR «BOLNO DALEKO» arriva dall’Ucraina dopo un viaggio durato giorni; dalla Germania provengono l’eccellente flautista HELEN BLEDSOE e HERBY WAGNER la cui musica meditativa si alzerà nella rovina del tempio buddista, quasi non percepita dalla folla... dal KAZAKISTAN è arrivata la giovane band «ARMAN»; da KYZYL le star della musica elettrificata, il GRUPPA «AJAN».

Indimenticabili sono state NINI BANG e CHRISTINE FENTZ, due giovani cantanti e flautiste danesi venute nell’estremo oriente con la loro musica vichinga... oppure il coro tradizionale russo ANSAMBL «OKTAJ» di KYZYL.

Il GRUPPA «TY VA KYZY» di KYZYL è una splendida formazione femminile, impregnata di tradizione tuvina, diretta da CHODURAA TUMAT che ha fondato anche il GRUPPA «TY VA KYZY – 2», una piccola orchestra di studentesse di musica. Sarà lei a creare una composizione per il festival UNCOOL 2006.

Inoltre al festival partecipa anche KONGAR-OOL ONDAR, il maestro del canto gutturale e fondatore del museo monolocale di strumenti tradizionali di Tuva. Egli si è esibito assieme alla fantastica giovane band GRUPPA «ALASH» di KYZYL. È venuto a dare prova delle proprie capacità anche il cantante e suonatore di byzaanchy e di homus ANATOLIJ KUULAR che una volta faceva parte della famosa band HUUN-HUUR-TU.

In tutto sono presenti circa 40 fra band, ensemble e orchestre, molte delle quali provenienti dalla scuola di musica di Kyzyl. Desidero qui elencare quelle non ancora menzionate:
ANDREJ OPEJ (BAJ-TAIGA), GRUPPA «SYRYNAL» KYZYL, GRUPPA «ADASHKYLAR» OVJUR, VIA «CHINCHI-SAJ» CHELI-KHOLSKIJ KOZHUUN, GRUPPA «SYRYN» OVJUR, BAJLAK MONGUSH (RSHI), ANSAMBL «OJNA» (RSHI), KVARTET «NJUANS» ABAKAN, TRIO RSHI KYZYL, «AKUSTILESKAJA KRYSHCHA» KRASNOJARSK, GRUPPA «SAJZYRAL» CHEDI-KHOL, GRUPPA «KOSHKUN ARAT» KYZYL, GRUPPA «AMYRGA» KYZYL, GRUPPA «AZHYRBAS» KYZYL, GRUPPA «CHELÉÉSH» CHADAN, GRUPPA «DUGAJ», GRUPPA «CHANGY-KHAJA» KYZYL, GRUPPA «MEZHEGEJ» TANDY, GRUPPA «MOM» KYZYL, GRUPPA «KOSHKUN KHOGZHUM» KYZYL, GRUPPA «GNILOROT» KYZYL, GRUPPA «SALGAL» KYZYL, «CHADAANANYL SYZYRGAZY» CHADAN, GRUPPA «CHETVERTYJ KVARTAL» KYZYL, OLEG KOLIADINTSEV - MOSCA...

... E naturalmente THE SUN RA ARKESTRA venuta dagli Stati Uniti d’America e diretta da MARSHALL ALLEN che entrò a farvi parte nel 1958 senza mai più lasciarla! L’Arkestra venne fondata da SUN RA –


MISTER MISTERY
DEEP PURPLE AND SALT BLUE CLOUDS
IN A RAINBOW STAR LIT SKY
SUN RA WENT THERE WHEN HE LEFT THIS PLACE
IN A FLYING SAUCER THAT CAME FROM OUTER SPACE
THE SECRET OF HIS KNOWLEDGE WAS
ABSTRACT MISTERY SONGS
SUN RA LEFT THEM WITH HIS ARKESTRA
AND THE SECRET SOURCES THAT ON THE PLANET STAY
HE SPOKE OF HELIOCENTRIC WORLDS AMONG THE PLANES OF SPACE
DISCIPLINES OF RA
AND THE FUTURE FIRE
AND THE ALIEN TOWER
HOW SO EVER HOW SO EVER HOW SO EVER
THEY ARE HERE TO STAY
MISTER MISTERY MISTER MISTERY MISTER MISTERY...

ART JENKINS Poesie / MARSHALL ALLEN Musik
THE SUN RA ARKESTRA under the direction of Marshall Allen - MUSIC FOR THE 21st CENTURY, El Ra Records 50322

 

La particolarità della Sun Ra Arkestra è il comparire in fantasiosi costumi spaziali con dei copricapi scintillanti, l’indimenticabile e trascinante swing della sua musica, i passi di danza dei musicisti che scendono dal palco per portare la musica nel pubblico – A BETTER MUSIC FOR A BETTER WORLD (Marshall Allen). L’arrangiamento di questa musica è individuale e si sviluppa in direzione di un’armonia perfetta e di eruzioni turbulente di suoni volanti...

WHEN YOU WISH UPON A STAR
MAKES NO DIFFERENCE WHO YOU ARE
ANYTHING YOUR HEART DESIRES
WILL COME TO YOU....

N. WASHINGTON and L. HARLET

 

canta ART JENKINS con la sua più delicata voce per una bambina che sorride contenta nelle sua braccia... Sì, la Sun Ra Arkestra è la stella splendente del festival e il pubblico balla, alza le braccia e batte le mani.

WE TRAVEL THE SPACEWAYS FROM PLANET TO PLANET...

Con questa famosa composizione di Sun Ra e alcuni salti cosmici i musicisti spariscono uno dopo l’altro mentre la melodia perdura sospesa nell’aria della notte.

L’OFFERTA DEL FESTIVAL

Il festival è popolato da piccole cucine, fuochi a cielo aperto e bancarelle presso le quali il pubblico può acquistare vivande come PELMENI, SHASHLYK e TÈ CON LATTE oppure confetti dalle carte variopinte; l’offerta include anche VESTITI tradizionali e souvenir fatti a mano come per esempio la faccia dello SPIRITO DELLA MONTAGNA dipinta su di un pezzo di corteccia. I chioschi sono delle costruzioni semplici fatte con poche assi che ne delimitano il perimetro e alle quali sono appesi a mò di pareti dei panni variopinti, a fiori oppure con disegni geometrici, ognuno diverso dagli altri.

I musicisti hanno il loro proprio ristorante che mi ricorda un monolocale mediterraneo dalle pareti intonacate; i tavoli e le sedie sono di plastica leggera e i tovaglioli ripiegati a forma di triangolo sono trattenuti da portatovaglioli giallo uovo. Le gustose pietanze sono accompagnate da tè, tè con latte oppure dal KOMPOTT, un’eccellente bevanda ottenuta con mele cotte e uva passa.

AI-TCHOUREK – CUORE DI LUNA

Di primo pomeriggio passeggio nell’area del festival quando ad un tratto dal nulla si alza un forte turbine di vento che solleva della polvere dal terreno secco. Il fatto di non poter riscontrare nel cielo nessun men che minimo cambiamento meteorologico mi lascia sgomenta. Non appena però abbia finito di sfregarmi gli occhi per togliere la polvere mi ritrovo la sciamana AI-TCHOUREK in faccia a me. È appena arrivata da TOS DEER, uno dei centri sciamanistici di KYZYL. Poi il vento cessa nello stesso modo improvviso come si era alzato.

I AM THE BROTHER OF THE WIND

WE ARE THE PATTERN FOR THE SPIRIT OF MAN
IF THE SPIRIT OF MAN IS STRONG
IT WILL BE AND DO AS I
AND MY BROTHER

ONLY FEW SPEAKS THAT I AM THE WIND
ONLY FEW SPEAKS THAT I AM THE BROTHER OF THE WIND

I THE WIND COME AND GO AS I CHOOSE
AND NONE CAN STOP ME
I THE WIND COME AND GO AS I CHOOSE
AND NONE CAN STOP ME

YOU CANNOT BREATHE WITHOUT THE WIND
YOU CANNOT LIVE WITHOUT THE WIND
THE WIND IS THE AIR ALL AROUND YOU
IT CAN CRASH YOU IF IT WILL
WHAT COULD YOU DO TO DEFEND YOURSELF

SUN RA – SPACE IS THE PLACE, Film 1974

 

Lo sciamanismo era parte integrante della vita spirituale e culturale del popolo tuvino. Durante l’era del comunismo sovietico non vennero solamente perseguitati i monaci buddisti ma anche gli sciamani che pure vennero obbligati a rinunciare alle loro credenze e alla loro professione. Solamente a partire da tempi recenti, grazie alla Perestroika, è loro nuovamente permesso di mettere in pratica le conoscenze ereditate e così hanno fondato diversi centri sciamanistici presso i quali tengono delle cerimonie, curano le persone e prestano ascolto alle loro necessità e desideri.

Gli sciamani sono l’anello che unisce il MONDO DEGLI SPIRITI / la NATURA all’uomo. Le loro attività hanno lo scopo di PURIFICARE, CONSACRARE, PREDIRE, CURARE, impartire dei PRECETTI, trarre ENERGIA dall’universo, stabilire un EQUILIBRIO...

Gli sciamani si avvalgono dell’ALGISH, il canto sciamanico che accompagnano con il BUBEN, un grosso tamburello il cui profilo è fatto di legno e sul quale è tesa una membrana animale, spesso ornata con disegni magici, che lo ricopre completamente. Talvolta lungo il profilo, sotto la membrana, sono visibili delle terne di pomelli applicatevi nove volte. Il tamburello viene percosso con un mazzuolo dalla testa ricoperta di pelliccia alla quale sono applicati degli anelli di metallo.


I loro riti hanno un carattere decisamente artistico e comprendono MUSICA, DANZA, RECITAZIONI POETICHE, ORNAMENTI RITUALI DEL CAPO e uno strano COSTUME fatto di stoffa, al quale sono applicati degli attributi animali – ad esempio penne di aquila, artigli di orso, ossi e denti di mosco, pellicce, crini di cavallo. Durante le cerimonie fanno regolarmente uso dell’ARTISH, dell’incenso che emana un fumo purificatorio e profumato di ginepro. Inoltre durante il loro lavoro si avvalgono dell’aiuto dell’ÈREN, la bambola degli spiriti.

AI-TCHOUREK – CUORE DI LUNA arriva in tempo per l’ultimo giorno del festival e si esibisce suonando il DEMIR-HOMUS, lo scacciapensieri metallico, con CHODURAA TUMAT (canto) e MARSHALL ALLEN (sassofono contralto) dando vita ad un concerto magnificamente ispirato...

I concerti sono terminati e la luna piena si staglia sopra la silhouette delle montagne – alcuni musicisti dell’est e dell’ovest sono seduti attorno ad un fuoco e accompagnano delle melodie con della poesia improvvisata... Marshall ed io ci dirigiamo verso una delle cucine a cielo aperto per mangiare qualcosina. L’ostessa ci fa capire attraverso gesti e mimica che ha gradito molto la Sun Ra Arkestra e ci offre un bollente tè con latte – l’ideale in questa piuttosto fresca notte siberiana prima di infilarci fra materasso e calde coperte, tutto messo a disposizione dalla popolazione di Chadana...

CULTURA TUVINA: CORSE DI CAVALLI, LOTTA E FUNAMBULISMO

Accanto alla musica tradizionale e quella contemporanea, a riti sciamanici e buddisti, il festival intende dare spazio anche ad altre espressioni della cultura tuvina: LE CORSE DI CAVALLI, la LOTTA e il FUNAMBULISMO (tenutosi presso il Lago di Latte, ma che non ho visto).

La piana è così estesa che nessuno ha mai pensato di costruire un ippodromo. I cavalli vengono montati senza sella e per la partenza si mettono in riga uno accanto all’altro – quando anche l’ultimo è pronto viene dato il via: dalla steppa si alza una nuvola di polvere e dopo una lunga galoppata, quasi a perdita d’occhio, un talentuoso fantino con il suo bianco elegante e snello cavallo viene eletto vincitore della gara.

È una giornata di calura e il sole batte indefesso sul cerchio di spettatori: nel loro mezzo dei giovani uomini si mettono in mostra allargando le braccia come aquile. Battono le mani sulle nude cosce con un colpo forte e convincente prima di essere chiamati a coppie nel ring con l’obiettivo di gettare a terra il prima possibile l’avversario – chi tocca terra per primo ha perso. Knoel Scott non si lascia scappare l’occasione: con i grossi stivali, gli slip blu, le maniche verdi che coprono parzialmente le sue braccia lasciando a nudo il resto del suo corpo muscoloso fa una buona impressione. Con una camminata pendolante si avvicina al suo avversario che messogli accanto appare piuttosto esile. Ma poi – dopo l’attacco ben dosato e durato solo qualche decimo di secondo Knoel inciampa sulla gamba dell’avversario e cade a terra... Il suo eroico tentativo strappa un applauso pieno di entusiasmo.

IL VIAGGIO ATTRAVERSO LE MONAGNE FINO AL LAGO DI LATTE

Lasciamo parte del nostro bagaglio nel tempio buddista e veniamo condotti con una certa fretta in un ristorante della cittadina per una colazione-pranzo, per poi salire sugli autobus che ci porteranno in direzione delle TAIGA – sulle montagne situate a nordovest di Chadana.

Alla frontiera distrettuale siamo accolti dal Presidente del Distretto del Lago di Latte che ci offre per mano di alcune bellezze locali in costumi tradizionali del tè con latte e degli scialli blu.

Passando dall’asfalto alla terra battuta il viaggio continua attraverso pascoli, ruscelli costeggiati da betulle, paesaggi boschivi e lungo una selvaggia valle di montagna.

Sostiamo in un luogo spirituale dove sopra ad un basamento roccioso giacciono tre macigni – uno più pesante dell’altro – accanto ad un OVAA. Gli uomini presenti vengono ora sollecitati a trasportare i tre sassi (o almeno uno di loro) facendo un giro del basamento affinché il destino ci sia propizio – un compito erculeo!

Il bagaglio viene caricato ora su jeep e pulmini e continuiamo il viaggio passando per colline e attraverso boschi di larici. Una breve sosta ad un vertice ci permette di osservare l’ordine melodico delle catene montuose che si dissolvono nell’afa estiva. Decido di percorrere a piedi il cammino che mi separa dal prossimo vertice dal quale mi si aprirà la vista sul lago.

Quello che mi si presenta è un quadro da favola – all’ombra di un verde larice riparato da una parete rocciosa vedo un magnifico cavallo marrone e sellato, dalla criniera e dalla coda nere che in un mare di fiori ultramarini alza la testa mentre sta masticando l’erba speziata per osservare la mia inattesa comparsa...

Dalla cima la vista plana sopra pendii boschivi, percorre la pianura paludosa fino a posarsi sul lago che chiaro riluce in assoluta CALMA ai piedi del KYZYL TAIGA, la MONTAGNA ROSSA.

Con IOURI del festival di Samara scendiamo a valle attraversando la meraviglia del bosco di larici, sprofondando di non poco nel muschio cosicché il nostro andare pare al rallentatore enfatizzando le varie fasi del passo. È una sensazione davvero straordinaria! La selva è selvaggia, intatta da interventi umani, e possiede una varietà sconosciuta di fiori e di erbe che sarà ancora maggiore quando raggiungiamo il terreno paludoso che circoscrive il lago trasportandoci in uno stato di contentezza e di beatitudine. Mai prima d’ora ho avuto un’esperienza così profonda della bellezza della natura e mi rendo conto che essa è causata dalla mutante diversità dell’apparenza e dell’espressione – non dalle monocolture che si sono impossessate così invadentemente del paesaggio europeo. Sì! Mi ritengo privilegiata di aver potuto assaporare la ricchezza esultante di questa biodiversità.

Ora ognuno potrà capire quale sia la ragione della fattura degli stivali tuvini dalla punta rivolta verso l’alto, della quale si dice sia stata creata così per meno danneggiare le piante mentre uno cammina...

Arrivata alla pista dei fuoristrada vedo una jeep che mi viene incontro, si ferma, e dalla quale scendono coloro che poi si presentano come i membri del servizio sanitario addetto alla nostra salute sulle montagne. Mi offrono una tazza di tè perfetto dopo la camminata e come senza dirlo ci mettiamo in posa per la foto di gruppo...

Poi giungo al campo costituito da una casa di un solo vano, una iurta pendente messa in piedi ancora sul pendio, una piccola capanna che si rivela essere la cucina, davanti alla quale hanno acceso un fuoco. Poco più in là c’è un albero al quale hanno legato una pecora che triste attende la propria fine. Fra gli alberi sono state montate delle piccole tende e alcuni fuochi sono stati accesi per bollire l’acqua per il tè e per tentare di asciugare i vestiti e le scarpe umidi. Una pioggerellina cade e ai nuovi arrivati, seduti al tavolo di legno, viene offerto del pane, delle sardine sott’olio e del tè con latte. Come sarebbero contenti se anche loro potessero calzare degli stivali tuvini per non calpestare le STELLE ALPINE (Leontopodium alpinum) che crescono dappertutto! La stella alpina è un fiore siberiano che durante l’era glaciale si diffuse in Europa e divenne poi il simbolo delle Alpi.

SÜT-CHOL
IL LAGO DI LATTE 1800 m.s.l.m circa

Marshall Allen ed io decidiamo di fare una passeggiata fino alla riva del lago. A poca distanza una barchetta ci segue e le tre persone a bordo ci osservano con attenzione. Il loro timore è lecito visto che sembriamo essere prigionieri dell’acqua: tentiamo la via del ritorno al campo mentre Marshall sprofonda fino al ginocchio nel terreno palustre. Quando riesce ad estrarre la gamba gli manca il sandalo... Da Art Jenkins riceve un paio di pantaloni asciutti e dal nostro ospite un paio di calzini di lana rosa, degli stivali e un grosso mantello di pelle di pecora che gli fa dimenticare il rigido clima di queste montagne.

Lo spirito del Lago di Latte è una giovane e potente donna. Si sconsiglia di fare il bagno nel lago e le donne non possono nemmeno toccarne l’acqua: ciò potrebbe causare una sciagura. È forse questa la spiegazione del fatto che l’acqua del lago è buona da bere – un’acqua equilibrata, saporita, salutare.

La prima notte nella piccola iurta sul pendio la passiamo dormendo sul terreno umido e freddo dato che il furgone con i materassi e le coperte non arriverà prima dell’indomani. Così al risveglio ci srotoliamo dalle lenzuola e ci liberiamo dai vari strati di vestiti indossati, contenti che il sole splenda e ci scaldi gli arti irrigiditi...

A poca distanza, in una radura, la gente si raccoglie per la cerimonia buddista attirando l’attenzione di alcuni nibbi neri che volteggiano sopra le teste della comunità in preghiera. L’aria è pura e limpida. E questa preziosa sensazione di PACE e di CALMA pervade ogni cosa.

Più tardi i nomadi vanno a prendere i loro cavalli affiché i musicisti possano cavalcare. Il rapporto che tra gli indigeni unisce il cavaliere al proprio cavallo è molto stretto. Si racconta che è il cavallo a scegliere il suo cavaliere: se l’animale ti gradisce allora ti servirà, altrimenti sarai votato all’insuccesso. Alcuni musicisti sono fortunati e possono montare un cavallo accondiscente... YAHYA ABDOUL-MAJID mi svela che da tempi lontani il suo desiderio era propio quello di poter cavalcare; un desiderio che si avvera in questo PARADISO, lontano dalla chiassosa civilità urbana.

La preparazione della cerimonia dell’indomani è compito di AI-TCHOUREK. Con l’aiuto di un’altra sciamana erige una struttura piramidale di circa tre metri di altezza con il tronco scortecciato di tre giovani larici poi ornati con delle fascette bianche. Sul terreno, al centro della costruzione, si trova un cerchio di sassi. Questo è l’inizio di un OVAA... visto che la gente offre non solo monete e dolciumi ma vi depone anche dei sassi.

A pochi passi la sciamana ha scavato una fossetta per il fuoco rituale che deve essere acceso dall’uomo più anziano. Al fuoco vengono consegnati riso caramelle confetti biscotti e sigarette che attraverso il fumo danzante verranno accolti dagli spiriti. Ai-Tchourek percuote il tamburello e canta la canzone sciamanica ALGISH mentre danza attorno al fuoco.

Poi regala a Marshall uno HOMUS, uno scacciapensieri nella sua bella custodia intagliata, oltre ad un sacchettino rosso, decorato con degli artigli di orso, nastri colorati e perle, nel quale sono riposti del riso ed altri oggetti spirituali: quest’ultimo regalo è inteso come una protezione speciale per la Sun Ra House.

Per me invece ha scelto un grosso bracciale con pietre tagliate che possiedono delle proprietà curative: il turchese, il lapislazzuli, la giada e l’unakite. Per ogni musicista ha preparato degli ARTISH, ramoscelli di ginepro legati con spaghi colorati; viola come il tramonto, rosa come la rosa, azzurro come il turchese e giallo come il limone. In tempi di crisi queste fascine possono essere arse a sostegno della soluzione positiva...

Il programma pomeridiano prevede la rappresentazione dei FUNAMBOLI e l’ascolto di CANZONI tuvine, interpretate da diversi cantanti, tra i quali un giovane uomo di Chicago che si è sposato in Tuva e vi abita. Parla correntemente il russo e il tuvino, canta il KARGYRAA – il suono basso e melodico delle radici.

IL FUOCO DELL’AMICIZIA

Mentre la notte si avvicina viene preparato il FUOCO DELL’AMICIZIA con lunghi tronchi di larice e rami. A causa dell’umidità dovuta alla copiosa pioggia caduta si rende necessario cospargerli di benzina. Purtroppo molti degli amici esteri mancano all’appello avendo preferito rimanere al caldo nella iurta fuggendo la fredda giornata. Nemmeno Marshall vuole rinunciare alla protezione della iura ed uscire nella umida e fredda notte.

Il fuoco viene acceso e, dopo una vampata esplosiva che ha consumato tutta la benzina, del fuoco rimane ben poco, solo una fiammella fra i tronchi... Due amici tuvini tentano con grande attenzione di mantenere e di alzare la fiamma... D’improvviso una saetta venuta dal nulla, subito seguita dal tuono, illumina la scena. Un’altra saetta segue e, prima che se ne possa udire il rombo, inizia a diluviare trasformando istantaneamente il sentiero in una pista di pattinaggio e così ognuno si mette a correre per arrivare alla iurta lungo la via più breve direttamente attraverso il bosco...

Il mio cappello, la mia giacca, i pantaloni e le scarpe sono bagnati fradici nonostante un simpatico uomo in tuta mimetica tenga sospeso sopra il mio capo un pezzo di pellegrina per evitare il peggio. La iurta è buia, umida e piena di gente. Nel fascio di luce di una lampadina tascabile scorgo Marshall che tenta di salvare il materasso e il bagaglio dalla pioggia che ha trovato un passaggio nel tetto proprio sopra di lui. Finalmente qualcuno arriva per tappare la falla con un pezzo di plastica che sembra tenere. Marshall mi racconta che con l’arrivo dell’intemperie la iurta è stata colpita da una fortissima raffica di vento e scossa con tale vigore che lui già vedeva uomini iurta bagagli materassi coperte vestiti e strumenti volare per aria, spazzati via d’un sol colpo!

La iurta è strapiena e ci tocca dormire stipati come le sardine in scatola. Il mattino dopo quando ci viene servita l’immancabile pastina in brodo di bel tempo non se ne parla ancora: il cielo è ancora sul grigio piovigginoso. Qualcuno incita i musicisti della Sun Ra Arkestra ad improvvisare un pezzo assieme agli altri nella iurta, quando una persona appare alla porta con il compito di portarci da Ai-Tchourek per la cerimonia del sole. Lei soffia nella sua conchiglia marina dal suono profondo mentre noi, in piedi in semicerchio, ci teniamo per mano alzando le braccia al cielo e cantando un gioioso AAAAA...

Qualcuno dice che l’invocazione ce la potevamo anche risparmiare: uno sguardo sulla cartina meteorologica basterebbe a capire che ci troviamo sotto l’influsso di un importante ciclone di bassa pressione...

HERBY WAGNER, il musicista tedesco propone di intonare un do diesis, il tono solare, da lui riproducibile come suono ininterrotto grazie alla sua SHRUTI BOX. Così tutti i musicisti rientrati nella iurta danno vita ad una delicatissima improvvisazione vocale e strumentale, alla quale partecipano dei fiati, degli archi e degli strumenti a percussione... Si tratta di un’improvvisazione attorno al tono solare eseguita all’interno di una costruzione di forma solare e, quando il pezzo si spegne in un silenzio lungamente trattenuto, è proprio il sole che si riaffaccia sorridente in un cielo terso mentre delle bianche nuvole scompaiono dietro al KYZYL TAIGA, la montagna rossa.

IL RITORNO

L’indomani è il giorno della partenza – senza fretta e dopo almeno due pranzi, una pennichella al sole e un ultimo giro a cavallo. Questa è l’occasione per imprimere nella memoria la magnifica vista del Lago di Latte e delle montagne che all’orizzonte risplendono di azzurro e dove le nuvole si raccolgono e goggiolano sopra boschi e pendii.

Con un gruppetto di musicisti mi incammino a piedi nudi attraverso la palude e l’acqua fresca e genuina è un ottimo massaggio per i miei piedi. Poi prendiamo il sentiero dei boschi e facciamo una sosta alla iurta di alcuni nomadi. Ci offrono una merenda fatta di formaggio fresco, burro dorato, pane e tradizionale tè con latte. Giunge anche l’ora di una delle capre che sotto forma di sanguinacci, interiora, cuore e fegato, nonché pezzi di grasso e muscoli, arriva in tavola in un vassoio di legno. Il grasso qui è considerato eccellente e particolarmente prezioso: è un onore per noi riceverne.

Un pullman viene a prenderci e ci porta direttamente al BAGNO PUBBLICO di SYT-AKSY. I bagni per uomini e donne sono distiniti. Due tubi apportano acqua bollente e fredda che vengono miscelate in una tinozza smaltata. È un beneficio versare l’acqua calda sulla testa e le spalle, rilassare le gambe e i piedi e poter così togliersi di dosso il calore della giornata.

Il concerto si terrà in questo paese dove sono nati Igor e i migliori lottatori. – Il piazzale è piuttosto vasto e circondato da tribune di legno; il terreno è caratterizzato da un motivo irregolare di appezzamenti erbosi e di terra battuta. Ognuno degli spettatori accorsi in massa sembra volere scattare una foto che lo ritrae assieme a questi musicisti venuti da lontano e così dissimili nelle loro tute spaziali dai colori caldi che luccicano nella luce serale.
E negli occhi dei molti curiosi bambini seduti stretti uno accanto all’altro si riconosce il diletto che procura loro questa musica.

Il sole sta tramontando e i bicchieri riempiti di vodka vengono alzati per il brindisi all’AMICIZIA INTERNAZIONALE e alla MUSICA, seguito da squisite pietanze della cucina tuvina servite da un eccellente servizio. Il Sovrintendente del Distretto di SÜT-COHL e Sindaco di SÜT-AKSY ci ha così voluto dimostrare la sua calorosa ospitalità.

KNOEL SCOTT fa un discorso dal carettere molto privato nel quale racconta che cosa ha visto al LAGO DI LATTE e che cosa gli sciamani gli abbiano rivelato in qualità di buono e potente augurio per il suo futuro. Erano delle figure umane danzanti che si muovevano in un bellissimo modo e volavano in tondo scivolando sopra l’acqua fino a svanire, al che apparve un coyote che si trasformò in un cavallo, il quale a sua volta si trasformò in un’aquila che scomparve poi nel cielo nebbioso.

VIAGGIO IN PULLMAN ALL’ALBA

Lungo la strada abbandonata è il nostro pullman a rompere il silenzio, di tanto in tanto si ferma, alcune bottiglie di vodka fanno il giro, chi russa, chi canterella una melodia, delle canzoni, qualche battuta e sigarette durante le pause. L’ALBA – le notti durante l’estate settentrionale sono fredde e nella loro brevità irritanti. Attraverso il parabrezza del pullman si intravede ad est una linea arancione all’orizzonte che si dissolve nel blu vellutato della notte; una notte carica di stelle intermittenti e folgoranti con una densità mai vista che al confronto fa impallidire qualsiasi diamante!

KYZYL – LA CITTÀ ROSSA

Ritiriamo i nostri bagagli a Chadana e con il giorno nuovo arriviamo all’albergo MONGÜLEK di KYZYL. In lingua tuvina „mongülek“ significa „bianco“, bianco come le MONGÜLEK TAIGA, le montagne bianche, con riferimento alle rocce bianche. Il bianco è il colore degli SPIRITI e un cammino bianco è un cammino aperto che si sviluppa liscio e senza intoppi verso un futuro prospero...

Davanti all’albergo MONGÜLEK è situato un bar dal tetto blu che apre presto e chiude tardi abbastanza per soddisfare i bisogni della clientela. Più tardi durante l’arco della giornata alcuni giovanotti arrostiscono sopra la brace degli spiedini di carne chiamati SHASHLYK, accompagnati da rondelle di cipolla, pane soffice e a rischiesta da ketchup – questo dunque è il FASTFOOD TUVINO.

TOS DEER (nove cieli), il centro sciamanistico, ci ospita proponendoci delle pietanze tradizionali – carne cotta di pecora, formaggio speciale, crema doppia acidula, riso o pasta conditi con pezzetti di carne, qualche cetriolo, pomodori, insalata di cavolo e di carote, biscotti e dolciumi, e naturalmente tè con latte e caffè solubile.

TOS DEER sorge agli argini del fiume YENISEI ed è costituito da una costruzione principale in legno e da due iurte, una per la famiglia che si occupa dell’economia domestica e una per gli ospiti. Davanti alla casa si trova un OVAA di grandi dimensioni e ornato da molte CHALAMA che pendono dai rami e dalle corde che vi sono tese. Accanto all’Ovaa si trova il punto dove vengono accesi i fuochi rituali, a pochi passi dal cerchio rituale formato da nove pali – in analogia ai nove cieli – conficcati nel terreno e uniti tra di loro da funi dalle quali pure pendono delle Chalama.

IL CERCHIO DI SASSO

La festa delle FOGLIE VERDI è il rituale dell’estate che viene praticato quando nel cielo serale è visibile la prima stretta falce della luna crescente. AI-TCHOUREK con l’aiuto di altri sciamani del centro ha trasformato l’OVAA in un CERCHIO DI SASSO prendendo i nove pali come circonferenza e sotterrando i rami e le Chalama dell’Ovaa al suo interno con i sassi che vi erano stati ammucchiati.

Durante il rituale tutte le ÈREN, le bambole magiche, vengono appoggiate sul cerchio di sasso. Gli sciamani si radunano, AI-TCHOUREK accende la sua pipa e fuma per gli spiriti. Poi benedice degli oggetti rituali che alcuni presenti le hanno consegnato formulando dei desideri per se stessi e per conto di altri. Per benedirli li tuffa in una scodella di legno piena di latte pronunciando delle parole sapienti e li restituisce poi ai proprietari. Con un grosso cucchiaio di legno spruzza del latte verso il cielo – per la luna, le stelle, il sole – e sopra il cerchio di sasso.

Il fuoco viene acceso e il pezzo di anca di pecora che dà l’impressione di una faccia con le corna è pronto per essere consegnato alle fiamme, ripieno di riso burro biscotti e colorate caramelle. Il suono dei tamburi e i canti ALGISH si alzano nell’aria. Delle persone stanno sedute strette una accanto all’altra sopra dei tronchi, i loro pensieri sono pieni di bontà. Seguono i movimenti aerei degli sciamani, del fuoco e del vento che si sta alzando. Prestano ascolto ai suoni e ai significati dei canti, al ritmo dei tamburi che rivela il tocco individuale e la particolare intonazione di ogni musicista pur fondendosi in una canzone, una melodia, un desiderio, un futuro.

Riceviamo del formaggio fresco che si lascia sbriciolare e lo spargiamo sopra il fuoco e sopra il cerchio di sasso. La LUNA è ora salita, come una falce splendente che danza sopra il fiume, e i suoi colori cangianti dal madreperla al colore di una penombra blu notte vengono catturati nei riflessi perennemente mutanti dell’acqua.

Quando gli sciamani danzando passano dietro alle nostra schiena, alcuni colpi di frusta sciamanica percuotono le nostre spalle – non è che facciano male, ma sono secchi abbastanza per farci sentire quale potrebbe essere la forza reale di un vero colpo di frusta. Il fuoco ha consumato completamente il nostro dono e i tamburi e i canti si sono spenti; Ai-Tchourek pronuncia un discorso con la sua voce fortemente espressiva che non lascia dubbi sul suo messaggio, nella sua bella e poetica lingua che suona come un gorgogliante torrente oppure come un cavallo al galoppo, come il canto del vento...

SPACE IS THE PLACE...

L’ultimo concerto della SUN RA ARKESTRA e della maggior parte degli altri musicisti che hanno partecipato al festival si terrà allo stadio di KYZYL, nel quale il palco di Chadana è stato riallestito. Alcune migliaia di spettatori, tra i quali nuovamente molti giovani e bambini, arrivano in questa mite serata per assistervi cosicché sulle tribune non rimane più nemmeno un posto libero. La musica amplificata è da capogiro e apre i cuori – come dice Igor: il governo ci ha provato per cinquant’anni senza successo, ci riesce invece la Sun Ra Arkestra – creare la gioia di una prospettiva per il futuro...

SPACE IS THE PLACE, YEAH SPACE IS THE PLACE

SUN RA

 

e con un altro saltello cosmico lasciano Kyzyl e Tuva, forse solamente per ritornarci in un futuro prossimo e rinnovare l’amicizia che ha appena iniziato adesso a germogliare...

L’ULTIMO SGUARDO SUL FIUME YENISEI

Il giorno è ancora giovane quando usciamo dalla iurta degli ospiti di TOS DEER – dove ci siamo incontrati per festeggiare la mia partenza, tutti ardentemente impegnati nella costruzione di un mondo di MUSICA e di PACE. Attraverso le fronde dei salici getto uno sguardo al fiume YENISEI – la madre della Siberia – che riflette i colori del cielo che si risveglia, e queste sono le parole della melodia che incrocia i miei pensieri...

SUNRISE
LOVE IN ITS SPLENDOUR
REACHES OUT TO A LOVER LIKE ME AGAIN
SUNRISE IN LOVE LOVE LOVE EVER LASTING

SUNRISE
LOVE EVER LASTING
SPEAKS TO ME IN METAPHYSICAL HARMONIES
WE MOVE TO CELESTIAL RHYTHMS RARE
UP WORD AND OUT WORD TO DELIGHT IN THE MYSTERIES

SUNRISE
FOR THE WORLD TO SEE
SUNRISE
IN OUTER SPACE
LOVE FOR EVERY FACE

SUN RA

Qui ringrazio Marshall Allen e i musicisti della Sun Ra Arkestra per aver prestato ascolto al richiamo della Siberia, della Tuva e del festival Ustuu-Huree. Ringrazio Igor Dulush, la televisione tuvina, i traduttori e l’équipe del festival per il loro grande aiuto e sostegno. Sono grata a tutti i musicisti per la loro musica di grande ispirazione. Inoltre vorrei particolarmente ringraziare il Governo della Repubblica di Tuva e in special modo il Ministero della Cultura per il preziosissimo sostegno finanziario e la generosa assistenza!


BE YOUR WAY WHITE!


Cornelia Müller la ciaf